Stadi psicologici e l’azione che hanno sul cuore
Ogni essere umano si è reso conto che qualsiasi stato emotivo in cui ci troviamo comporta degli effetti al cuore. Queste emozioni possono essere sia negative come la tristezza oppure la rabbia, o emozioni positive come la gioia e l’amore, entrambe le tipologie di sentimenti contribuiscono a fare battere il cuore in una maniera differente dal normale, perciò possiamo dire che esiste una correlazione tra la mente, la psicologia, e il cuore, che risponde a stimoli nervosi in arrivo dal cervello.
Se questo meccanismo è del tutto fisiologico, quando lo stato emotivo alterato è costante abbiamo conseguenze concrete sulla salute del nostro cuore e sul sistema cardiovascolare: patologie gravi come l’ipertensione, le aritmie e addirittura gli infarti possono essere causati da uno stato psicologico alterato.
Qui di seguito sono indicati alcuni stadi psicologici che hanno effetti sul cuore.

- LA COLLERA–>La collera ha degli effetti importanti sul cuore e sulla predisposizione alle patologie. Infatti, quando una persona ha rabbia, in particolare se la rabbia è costante, il nervo vago causa una stimolazione continua sul cuore che aumenta sia il ritmo che la forza di contrazione. A lungo andare, questa situazione di stress continuo del cuore predispone alle malattie tipiche del miocardio, cioè del muscolo cardiaco, predisponendo maggiormente all’infarto. Eliminare la causa della rabbia provoca un miglioramento della situazione generale. Negli eccessi di rabbia, il cuore batte più velocemente, la pressione sale, le coronarie si stringono e aumenta la probabilità che le placche aterosclerotiche si rompano. Anche se la maggior parte delle tesi pensano questo, lasciarsi andare una volta ogni tanto a uno sfogo di rabbia riduce della metà il rischio di attacchi di cuore, e il pericolo di infarto. Lo rivela una ricerca condotta alla Scuola di salute pubblica dell’Università di Harvard su 23.522 persone, tutti maschi tra i 50 e gli 85 anni. Tra gli individui colpiti da infarto, la maggior parte dei casi si è rivelata a carico di persone che tendono a reprimere l’ira e a manifestarla raramente in modo discreto. Coloro che si abbandonano invece, di tanto in tanto, ad accessi più violenti corrono un rischio inferiore. Sui risultati, affermano gli studiosi, potrebbe comunque aver influito anche l’età e lo status socioeconomico delle persone controllate, tutte moderatamente benestanti. Stili di vita più sani e la possibilità di esprimere i propri sentimenti più liberamente può modificare l’effetto potenzialmente negativo di rabbia e ostilità.
- LO STRESS–>A causa degli ormoni che riducono l’attività del sistema immunitario nell’organismo anche lo stress influisce sulla salute del cuore. Lo stress infatti aumenta molto il ritmo cardiaco, per permettere al corpo di avere a disposizione il sangue necessario per affrontare lo stressor, l’evento stressante; a volte si può arrivare addirittura alle fibrillazioni cardiache, in cui le contrazioni non sono più sufficienti a spingere il sangue nell’organismo. Non c’è un unico tipo di stress, ma si può differenziare uno stress positivo (eustress) che è una condizione momentanea che stimola al raggiungimento di un nuovo equilibrio psicofisico o al conseguimento di un obiettivo, e uno stress negativo (distress) che porta invece disagio e squilibrio prolungati nel tempo. A determinare se un tipo di stress è positivo o negativo concorre molto l’atteggiamento personale. Avere un’attitudine positiva e non subire eccessivamente ansie o pressioni, nel tempo riduce il rischio di eventi cardiovascolari .Ridere fa bene al cuore: il meccanismo di protezione della risata è una maggiore vasodilatazione delle arterie periferiche e quindi anche di quelle del cuore e del cervello. È stato calcolato che 15 minuti di risate al giorno potrebbero dare un beneficio significativo in termini di salute. La risata innesca nel corpo un rilascio di sostanze chimiche – catecolamine, dopamina e, da ultimo, neuro-ormoni (endorfine) – che sollecitano la sensazione di benessere.
- LA FAME ECCESSIVA–> La fame eccessiva è causata da diversi stati psicologici, tra cui eventi stressanti, non riuscire a raggiungere i propri obiettivi, avere un vuoto interiore che la mente cerca di riempire con il cibo. La cosa frequente è che quando abbiamo una fame di origine psicologica (tra cui la bulimia) i cibi non sono mai sani ma, anzi, hanno un’alta concentrazione calorica, spesso sono molto grassi: si ha così un accumulo di grassi nelle arterie che porta all’arteriosclerosi, che è uno dei fattori che predispone anche all’infarto cardiaco.
- L’ANSIA–>L’ansia stimola l’attività del sistema nervoso autonomo che, a sua volta, stimola la produzione di catecolamine, aumentando la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna, restringendo le arterie coronariche, e, conseguentemente, aumentando la richiesta cardiaca, l’attività delle piastrine, la coagulazione del sangue e l’infiammazione. Tutte queste variazioni a cascata portano ad avere una maggiore probabilità di sviluppare trombi e aritmie, o un’ alterazione del battito cardiaco, ad un aumento della domanda di ossigeno da parte del miocardio, ad ischemia miocardica e ad una ridotta funzione ventricolare. Tale associazione è stata indagata in letteratura, tenendo in mente due grandi filoni: il primo prende in esame l’ansia come un fattore predisponente per le malattie cardiologiche; il secondo, invece, considera pazienti cardiopatici e il ruolo dell’ansia come precipitante nella manifestazione di recidive di malattia. Nel primo caso gli studi eseguiti su pazienti sani hanno dimostrato come una varietà di disturbi d’ansia (come ad esempio gli attacchi di panico e l’ansia fobica), siano in grado di predire casi di mortalità dovuti a patologie cardiovascolari e gli episodi di infarto miocardico acuto. Alcuni studi prognostici si sono occupati dell’associazione tra l’ansia ed il rischio di infarto nei pazienti che avevano già una diagnosi di patologia cardiovascolare ma i risultati appaiono, però, contrastanti. Alcune ricerche hanno dimostrato che un elevato livello di ansia prediceva successivi episodi cardiaci, mentre altre non hanno evidenziato alcuna associazione; alcune ricerche hanno addirittura mostrato che l’ansia era associata a maggiori probabilità di sopravvivenza . Nonostante queste contraddizioni, dovute alla specificità delle patologie cardiache considerate dai diversi studi, grande è l’accordo relativo al fatto che l’ansia costituisca, primariamente, un ostacolo per la guarigione fisica. La ricerca di Moser e Dracup ha dimostrato che i disturbi d’ansia, in seguito all’episodio di infarto, sono associati ad un gran numero di complicanze durante il periodo di ricovero in ospedale quali aritmia letale, ischemia permanente e recidiva dell’infarto. Inoltre, in questi casi, i pazienti con più elevati livelli di ansia trascorrono periodi più lunghi in ospedale o nelle unità di riabilitazione cardiologica . Altre ricerche dimostrano come l’ansia sia un fattore predittivo del rischio di infarto e altri eventi coronarici futuri e dei tempi di sopravvivenza a seguito dell’infarto. L’ansia costituisce un ostacolo anche per l’adattamento psicosociale alla malattie cardiovascolari, impedendo al paziente di aderire al trattamento e quindi di prendersi cura di sé: i pazienti ansiosi risultano scarsamente in grado di apprendere le nuove informazioni riguardanti i cambiamenti legati allo stile di vita, non riuscendo, così a tradurle in effettivi cambiamenti e, ciò li espone maggiormente a rischi di recidiva di malattia . La condizione d’ansia prolungata e cronica possono condurre i pazienti a soffrire della cosiddetta “invalidità cardiaca”. Questo termine viene utilizzato per descrivere un sottoinsieme di pazienti con malattie cardiovascolari il cui grado di debilitazione o disabilità in seguito alla diagnosi o ad un episodio acuto, non può essere spiegato dalla gravità della loro condizione fisica. Un’ulteriore più recente ricerca ha rilevato che la prevalenza di ansia a seguito di infarto del miocardio è maggiore nelle donne rispetto agli uomini, riscontrando questa differenza in diversi gruppi culturali, appartenenti sia al mondo occidentale che asiatico.
- L’INVIDIA–>Uno dei peggiori stati emotivi per la salute del nostro sistema cardiovascolare è l’invidia, una rabbia lenta e costante che mette continuamente sotto tensione il cuore. Una contrazione costantemente stimolata dal sistema nervoso, a lungo andare, porta a problemi di contrazione, che possono portare all’ipertensione arteriosa, all’aumento della pressione e a problemi di aritmia cardiaca; il problema psicologico quindi può avere effetti importanti sulla salute del cuore e, di conseguenza, di tutto il nostro organismo.
- LA DEPRESSIONE–>La tristezza eccessiva, che sfocia in vari gradi di depressione, ha effetti importanti sul cuore e sull’apparato cardiocircolatorio, in modo indiretto. Infatti, la persona triste tende a non fare movimento, a non uscire di casa, e così facendo non mantiene un buono stato di salute per il proprio apparato cardiocircolatorio; se ci sono depositi di lipidi nelle arterie questi tenderanno a rimanere, e aumentare costantemente, fino a portare anche in questo caso all’infarto.